L'antico monastero di Sant'Ilario e San Benedetto a Dogaletto di Mira rappresenta un sito di notevole importanza storica e archeologica nella laguna di Venezia.
Le recenti campagne di scavo, come quella del 2024, hanno contribuito in modo significativo a ricostruire la storia di questo insediamento monastico, rivelando tracce di vita religiosa risalenti almeno all'Alto Medioevo.
Le scoperte archeologiche hanno portato alla luce ambienti funzionali alla comunità monastica altomedievale e, per un periodo successivo, strutture ecclesiastiche del tardo X secolo, accompagnate da un'estesa area sepolcrale. Questi ritrovamenti offrono uno spaccato prezioso sull'organizzazione della vita monastica e sulle pratiche funerarie in epoca medievale. Inoltre, gli scavi hanno permesso di delineare con maggiore precisione la planimetria della grande chiesa edificata nel XII secolo, testimoniando l'evoluzione architettonica e l'importanza del complesso nel corso del tempo.
Nonostante le parziali compromissioni del sito dovute ad attività agricole moderne e a precedenti interventi di scavo ottocenteschi, il potenziale informativo del monastero di Sant'Ilario e San Benedetto rimane elevato. Le iniziative di coinvolgimento della comunità locale e le collaborazioni con progetti di documentazione testimoniano un impegno nella valorizzazione di questo patrimonio storico, promuovendo la consapevolezza del passato lagunare.
L'abbazia dei Santi Ilario e Benedetto fu un importante monastero benedettino ubicato ai margini occidentali della laguna di Venezia, tra le attuali Malcontenta e Gambarare (località Dogaletto), nell’attuale territorio comunale di Mira. La storia del monastero è strettamente intrecciata a quella del ducato delle origini (IX secolo) perché costituisce uno dei luoghi ‘simbolo’ della laguna altomedievale, fondamentale per la ricostruzione delle dinamiche insediative tra VIII e XIII secolo. Gli studi su Sant'Ilario hanno dunque importanti ricadute sulla comprensione dello sviluppo della stessa città di Venezia.
Di questo monastero non resta niente a vista. Nel XIX secolo furono condotti scavi archeologici che portarono al ritrovamento di una basilica a tre navate medievale, frammenti di mosaici pavimentali e una serie di sarcofagi e lapidi tombali. Negli anni 2000 sono riprese le indagini archeologiche, in accordo tra l’Università Ca’ Foscari Venezia e il Comune di Mira. Dopo un’interruzione di una decina di anni, questa collaborazione è ripresa nel 2020 grazie a un finanziamento del Comune, con attività d’indagine geofisica, pianificate in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna. Le specifiche indagini geofisiche hanno restituito un quadro significativo relativo alla presenza di strutture archeologiche ancora sepolte nell’area dove si ipotizza sia stato fondato il monastero.
Lo scavo 2023 ha confermato in gran parte i dati emersi dalle indagini geofisiche, riportando alla luce particolari degni di nota, come ad esempio le fondazioni di alcuni dei pilastri della famosa basilica triabsidata medievale scavata a fine Ottocento, di cui rimanevano solo tracce intangibili come per esempio una bellissima fotografia dell’epoca.
Le indagini hanno inoltre portato in luce un’altra chiesa più antica a tre navate, di dimensioni più piccole, di cui si conservano le fondazioni piuttosto massicce e realizzate in grandi blocchi di pietra. Da queste proviene una grande sorpresa per lo scavo: un frammento di stele funeraria di età romana, raffigurante una donna con il capo velato, utilizzato come materiale da costruzione per la creazione delle stesse strutture di fondazione.